La giornata del malato è un giorno di gioia, le campane della chiesa cantano: ‘io ci sono e questo giorno è il mio’.
È un giorno di speranza, di gioia. La chiesa colma di anime sofferenti che portano la croce fin sotto l’altare. Con i sorrisi sul volto e i canti stonati dietro ad un coro angelico ognuno con la propria voce partecipa.

Il raduno delle carrozzine; i fratelli e le sorelle accompagnano i malati e le famiglie per chi ce li ha; si scambiano parole sorrisi sguardi, si chiede come stai, si corre a destra a sinistra per coprire i ruoli delle varie fasi della funzione.
La processione dei celebranti seguiti dal vescovo che presiede la messa.
L’offertorio portato in carrozzina: quel pane e quel vino si fanno già vivi; le candele, i fiori, tutto arriva li a Gesù, tutto ha un’ anima. Si attende la processione, quella sfilata per Maria che ci abbraccia tutti.

Le candele accese in mano, con la fatica di chi non può neanche tenerla ma la volontà supera tutto anche grazie alle sorelle, perché dov’è carità è amore, perché siamo tutti strumenti ognuno con la propria luce.
Per il giorno di gioia del malato ciascuno fa brillare la propria luce anche nel dolore e nella sofferenza.